Lucia Coppola - attività politica e istituzionale | ||||||||
Legislatura provinciale
|
Comune di Trento
|
articoli |
articoli |
articoli |
||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
|
Trento, 7 giugno 2013 Caro Direttore, sono sollecitata a questa riflessione da una lettera uscita nei giorni scorsi sull’Adige e da un ordine del giorno, con analoghi contenuti, che è stato depositato in Comune a Trento. Entrambi a firma del consigliere Cia della Civica per Trento. I contenuti e il dispositivo, con tutto il rispetto per le opinioni altrui, mi trovano in completo disaccordo. Si sollecita il Sindaco a verificare l’ambiente di crescita dei bambini che crescono in famiglie composte da persone gay o lesbiche ed eventualmente a collocare diversamente i bambini, figli di queste coppie. Ma soprattutto a non sponsorizzare e promuovere azioni culturali che sminuiscano il valore del matrimonio fra eterosessuali e il valore della famiglia, cosiddetta «normale». È mia piena convinzione che si possa crescere bene ed essere felici anche in famiglie omogenitoriali. Recentemente, la Corte di Cassazione si è espressa in merito alla situazione di famiglie in cui «almeno uno degli adulti che si dichiara omosessuale è il padre di almeno un bambino». Lo ha fatto respingendo il ricorso di un padre che si opponeva all’affido del figlio all’ex compagna che conviveva con una donna. Questa sentenza è molto importante perché ha chiarito che «alla base delle controversie sulla omogenitorialità non sono poste certezze scientifiche o dati di esperienza ma soltanto meri pregiudizi». Ci sono in realtà fior di studi condotti da prestigiosi istituti di ricerca e da molto psicologi che evidenziano come non si siano mai rilevate in queste famiglie sofferenze di tipo psicologico e sociale. Rita Parsi, psicologa e psico-terapeuta di Movimento Bambino, rileva che molte persone hanno riserve su questo tipo di unione perché temono che influenzino l’orientamento sessuale dei bambini che, a loro volta, dovrebbero diventare omosessuali. Sono evidentemente percezioni soggettive, non collegate a nessun dato. Avviene anzi, normalmente, proprio il contrario. Non si spiegherebbe sennò il fatto che in famiglie eterosessuali vi possano essere figli omosessuali. Ma, per rispondere al consigliere Cia, promotore di questa campagna «a favore dei bambini», vogliamo parlare delle difficoltà di tanti di loro a crescere in famiglie «normali», con genitori violenti, con tradimenti, separazioni dolorose e divorzi dove i bambini diventano spesso merce di scambio? Famiglie dove avvengono abusi fisici, psicologici e sessuali? Non è certo l’eterosessualità dei genitori, infatti, a tutelare i bambini dalla possibilità di subire i traumi, i dolori e le lacerazioni che spesso riguardano l’infanzia. Per questo motivo, più che parlare di genitori gay o etero si dovrebbe parlare di «buoni genitori». E qual è il «buon genitore»? È colui che mette a disposizione il proprio patrimonio genetico o colui che alleva, cresce, accudisce, emancipa? Che dona cura, amore, attenzioni. L’American Academy of Pediatrics ha pubblicato un importante documento nel quale ribadisce che il benessere dei bambini è influenzato dalla qualità delle relazioni con i genitori, dal senso di sicurezza, dalla competenza e dal sostegno economico e sociale di una famiglia. Perciò credo che il tema della omogenitorialità non debba essere affrontato con i parametri dell’ideologia o delle convinzioni religiose. È un tema laico, prima di tutto, che appartiene allo status di cittadini detentori di diritti. Si obietta che i bambini devono crescere con una padre e una madre, ma quanti sono i bambini che hanno perso un genitore o che crescono con un solo genitore, di solito la madre? Quante sono le famiglie con padri assenti, poco presenti, lontani per lavoro o per scelta? La mia generazione, e ancor più quella precedente, ha avuto i genitori emigranti. Siamo sopravvissuti, affidandoci alle cure e all’amore di nonni, zie e parenti vari che sostenevano le nostre madri. È la qualità dell’ambiente familiare nel suo insieme che crea bambini sani ed equilibrati. Sono i valori trasmessi, l’affettività dichiarata, l’amore profuso. Anche le famiglie formate da gay o lesbiche hanno un universo parentale che sempre più appoggia e sostiene le loro scelte, le loro famiglie e i loro bambini. Che garantisce figure complementari e ruoli con cui identificarsi. Possono crescere bene i loro figli se trovano il rispetto dell’opinione pubblica, della scuola in primis, e il sostegno delle istituzioni che li tutelano in quanto cittadine e cittadini. Ci sono ormai tanti tipi di famiglie e tanti tipi di figli: adottati e cresciuti con amore, concepiti con la fecondazione assistita e quella eterologa. Ci sono bambini figli di uno solo dei partner e famiglie allargate in cui ciascuno trova il suo posto. Un buon modo di procedere sarebbe quello di togliere le parole «etero» e «omo» e parlare semplicemente di genitorialità. Ci sono tanti modi di essere o diventare genitori e la sessualità non sempre coincide con la procreazione, come non sempre il concepimento coincide con il fatto di sentirsi genitori. La nostra attenzione deve essere rivolta soprattutto ai bambini, dice bene il consigliere Cia. Ma non certo con metodi inquisitori, di controllo, invasivi della altrui libertà, morbosi o carichi di pregiudizi. È il rispetto dei differenti modi di essere e di sentire, di amare, perché in definitiva di questo si tratta, a informare le azioni della politica. I figli, come dice lo psicologo Antonio Ferro, li facciano le coppie etero o gay che hanno voglia di accudirli con amore. Lucia Coppola |
LUCIA COPPOLA |
||||||
© 2000 - 2022 VERDI DEL TRENTINO webdesigner: m.gabriella pangrazzi |
||||||||
|